• Periferia di spiaggia italiana •


Marina di Chieuti, tra Molise e Puglia, 14 agosto 2015

Siamo abituati a vederla nei documentari tipo National Geographic volteggiare leggiadra nel blu di mari tropicaei isole con nomi esotici a dispetto della goffaggine sulla terraferma.  Simbolo di longevità e saggezza nell'immaginario cinematografico, è uno degli animali che è meno cambiato nell'evoluzione del nostro pianeta.
Ed eccola qui, sotto i miei occhi, morta e rinsecchita dal sole e dal tempo, dopo essersi molto probabilmente persa lontana dai suoi luoghi abituali.



La costa adriatica italiana è molto urbanizzata e sfruttata, ma qui siamo in una sorta di buco nero: tra Termoli e il celeberrimo Gargano, chilometri e chilometri di spiaggia senza nome e senza bagnanti, persino l'importante collegamento ferroviario dal nord a Bari qui diventa per un breve tratto a binario unico.


Due o tre lidi organizzati giusto per accogliere gli abitanti dei paesi sulle colline ma per il resto nulla, nessun insediamento umano stabile, niente di niente.


La spazzatura, la sporcizia, i residui di civiltà che riempiono questo ambiente non sono quindi il frutto di qualche turista maleducato o di bagnanti sporcaccioni.
No, tutta 'sta roba viene dal mare dove si raccolgono gli scarti di tutti noi e ora fanno da cornice all'ultimo riposo di una tartaruga marina capitata qui per puro caso.


E in tutto ciò fa un po' impressione vedere tante baracche costruite con tutto ciò che arriva dall'acqua da qualche solitario bagnante alla ricerca di un angolo di tranquillità a tal punto da preferire la vicinanza degli scarti degli uomini agli uomini stessi.


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