• Frammenti di economia albanese •
Luglio 2016, Albania
Un paese che in poco più di vent'anni sta cercando di recuperare il ritardo decennale dopo la fine del congelamento economico e culturale della dittatura stalinista.
In realtà non è un paese visibilmente povero nel senso occidentale del termine: pochissimi poveri che chiedono l'elemosina, negozi mediamente ben forniti, una generica e costante attività anche se spesso un po' lenta e distaccata.
In tutto ciò, probabilmente contribuisce il fiero orgoglio di questa popolazione che, di soli 3 milioni di abitanti, è rimasta isolata per secoli, anche quando era sotto l'impero ottomano contro cui ha combattuto fieramente come Davide contro Golia: mi chiedo quante nazioni moderne abbiamo come eroe nazionale un personaggio di 500 anni fa.
Ecco, l'Albania non appare come una riduzione di uno stato moderno, bensì una sua traslazione su dimensioni minori.
Il signore nella prima foto, dignitoso, ben vestito e un bell'orologio al polso (anche se magari falso) vende sigarette di contrabbando e dà a disposizione la propria bilancia per 5 lek ovvero circa 3 centesimi di euro.
Poi a fianco del classi lustrascarpe, trovo un'attività mai vista in altre nazioni, almeno nella mia limitata esperienza. L'amore degli albanesi per la propria auto è pari solo al grado di polverosità delle strade per cui sono frequenti degli angoli dove lavatori improvvisati ridanno dignità al proprio mezzo troppo sporco anche per un automobilista non benestante.