• Autentico o turistico? •



Petra, maggio 2022

Siamo all’ingresso di Petra. Si attraversa una gola lunga circa un chilometro che, dopo diverse curve, conduce alla piazza principale dell’antica città. All’improvviso ci si trova davanti al suo simbolo più celebre: il cosiddetto Tesoro, patrimonio UNESCO.

La maggior parte dei visitatori, negli ultimi decine di metri, rallenta la camminata o per godersi l’emozione della scoperta: passo dopo passo, la facciata del Tesoro si rivela sempre di più. Man mano che ci si avvicina, gli sguardi si alzano, e con essi inevitabilmente spuntano i cellulari e le macchine fotografiche, pronte a catturare l’immagine che si svela lentamente davanti agli occhi.

È un’immagine turistica? È una scena rovinata dalla tecnologia moderna? Forse qualcuno potrebbe pensare che la vera essenza di Petra stia nella foto “pulita”, senza turisti, essenziale, lineare, dove nulla disturba la magia del luogo. Ma è davvero così?

In realtà, Petra era una città di circa 40.000 abitanti: enorme per i parametri dell’epoca, popolosa, trafficata, crocevia di commerci tra il mondo arabo e l’Europa. Tantissime persone attraversavano la gola proprio come fanno i turisti di oggi e possiamo immaginare i mercanti che, giunti alla fine del loro faticoso percorso, alzavano lo sguardo con sorpresa e ammirazione davanti al Tesoro che lentamente si rivelava tra le rocce.

La meraviglia era la stessa allora come oggi. Per questo credo che la foto con i visitatori sia più autentica: la presenza delle persone restituisce la vitalità che Petra ha sempre avuto. La foto “vuota”, al contrario, è innaturale. Non lo è solo oggi – perché difficilmente si trova Petra senza turisti – ma non lo era nemmeno all’epoca: questo spazio non era deserto, bensì animato da vita e movimento.

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