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• Un selfie al fontanone •

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  Roma. estate 2021 Sul Gianicolo, in un pomeriggio di tarda estate, mi sono trovato davanti a una scena inattesa. La Fontana dell’Acqua Paola – il Fontanone , come lo chiamano i romani – era lì, imponente come sempre, con le sue cascate d’acqua che sembrano non esaurirsi mai. Ma ciò che ha catturato il mio sguardo non è stato il marmo né la storia che si respira in ogni pietra. Sono state due suore. Una sedeva tranquilla sul muretto, in posa rilassata, con un mezzo sorriso appena accennato. L’altra, in piedi, con la veste leggermente sollevata dal vento, le scattava una foto con lo smartphone. Nessuna solennità, nessuna rigida compostezza. Solo un momento tra due persone che, oltre a condividere un abito, condividono probabilmente molto di più: la fede, la quotidianità, la vita. Mi ha colpito la naturalezza della scena, il suo essere insieme ordinaria e straordinaria. Perché spesso – forse troppo spesso – immaginiamo le suore come figure austere, distanti, quasi fuori dal tem...

• Fotografare l’esperienza, non solo il luogo •

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  Islanda, estate 2019 La tentazione, in viaggio, è spesso quella di scattare una foto “pulita”, priva di turisti, come se il luogo potesse esistere in uno stato di natura incontaminato, sospeso nel tempo. Una visione idealizzata, quasi da cartolina. Ma questo desiderio di purezza visiva rischia di diventare un'estremizzazione: ci si avvicina alla fotografia naturalistica professionale, quella che richiede tempo, pazienza, attrezzature e spesso l’esclusione volontaria dell’elemento umano. La fotografia di viaggio, invece, racconta un’esperienza vissuta. E in quell’esperienza il turista — l’altro ma anche noi stessi — è parte integrante del paesaggio. Fotografarlo non è un errore, ma un atto narrativo. Come in questa immagine: il vapore avvolge tutto, le sagome diventano evanescenti, quasi spettrali. Il confine tra soggetto e sfondo si dissolve. Il risultato è un’immagine dove l’elemento umano non disturba, ma anzi amplifica la magia del luogo. C’è movimento, atmosfera, trasp...

• Un bosco di vetro al tramonto •

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  Aeroporto Charles de Gaulle - Novembre 2021 Mi trovo all’aeroporto Charles de Gaulle, in partenza per un viaggio alle Isole Réunion. È novembre 2021, ancora in piena epoca COVID, e questa meta — francese ma lontana, nell’Oceano Indiano — è una delle poche facilmente raggiungibili. La luce del tardo pomeriggio attraversa le grandi vetrate dell’aeroporto e trasforma lo spazio in qualcosa di surreale. Sembra quasi di essere in un bosco al tramonto. Le colonne verticali richiamano i tronchi dei pini: alti, slanciati verso l’alto, sembrano lasciar filtrare i raggi obliqui del sole come tra i rami. La luce è rarefatta, dorata, e disegna ombre lunghe sul pavimento lucido. Qualche viaggiatore si muove lentamente, zaino in spalla, come un escursionista che attraversa un paesaggio silenzioso e inesplorato. Qua e là, panchine e cartelli interrompono la linearità, come cespugli che rompono la simmetria del sottobosco. In questo spazio sospeso tra il viaggio e l’attesa, la natura e l’a...

• Quattro ragazzi e un pallone, in un cortile sacro •

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Tashknet, Barakhan Madrasah, dicembre 2024 Mi piacciono queste scene inaspettate: qualcosa di naturale, di umano, che si infila dentro un contesto solenne e culturale. Un cortile monumentale, la geometria delle piastrelle, la simmetria dei mattoni, e poi — quattro ragazzi, un pallone rosso, e la vita che torna a muoversi. La palla a mezz’aria, colta nell’istante esatto in cui sfida la gravità, è il segno visibile di quella leggerezza. C’è dinamismo, certo, ma anche armonia: i gesti dei bambini non disturbano, anzi, sembrano appartenere al luogo più di quanto ci si aspetterebbe. Fotografare tutto questo è un modo per ricordarmi che la cultura — quella che vive davvero — non è fatta solo di silenzi e regole, ma anche di gioco, movimento e presenza viva.

• Le curve della luce •

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Moschea Sidi Brahim, El Atteuf, dicembre 2022 Una piccola apertura scavata nel muro lascia filtrare la luce. Non una luce generica, diffusa, ma una lama sottile e precisa che modella le superfici, trasformandole in materia viva. È uno squarcio delicato che rischiara l’oscurità senza mai cancellarla del tutto, lasciando che il mistero continui a respirare nell’ombra. La Moschea di Sidi Brahim è uno degli edifici religiosi più antichi e suggestivi della regione sahariana dell’Algeria. Intitolata a un venerato marabutto, Sidi Brahim, figura spirituale molto rispettata nell’Islam maghrebino, la moschea rappresenta un punto di riferimento sia religioso che culturale per la comunità locale. Questa moschea, priva di linee rette, sorprende sin dal primo sguardo. Dà l’impressione che non esista una progettazione formale, almeno non nel senso a cui siamo abituati noi occidentali, dove tutto è simmetria, misura, rigore geometrico. Qui, invece, tutto è morbido, fluido, curvo. Le forme sembrano...

• Lazy pump attendant •

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  Irlanda, agosto 2018 In Irlanda, la pioggia è una presenza costante: fine e leggera, a volte una semplice spruzzata, altre volte una cortina sottile che avvolge ogni cosa. Forse è proprio questa umidità persistente ad aver reso questo benzinaio un po’ pigro. Inoltre, proteggere gli strumenti dall’umidità è fondamentale, e la soluzione adottata da questo distributore di Garvagh sembra essere la più pratica. Le vecchie pompe di carburante, un po’ malandate, sotto casa, anzi praticamente in casa, è sufficiente aprire la porte ed eccole lì. La scena, con il cartello scritto a mano “CLOSED SUNDAY” sulla porta e i colori accesi della facciata, trasmette il fascino autentico di un’Irlanda che resiste al tempo e al clima con soluzioni semplici ma efficaci.

• Il selfie •

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  Yellowstone Park, agosto 2022 Due foto dello stesso luogo, il Grand Prismatic Spring, da due punti di vista differenti, con risultati completamente diversi. Dal basso, camminando sulle passerelle in legno che ci permettono di girare intorno a questa incredibile sorgente termale, percepiamo tutta la sua imponenza e il mistero dei vapori che si sollevano dalla superficie. L'acqua ci appare di un colore quasi surreale, con sfumature che vanno dall'azzurro intenso al rosso e all'arancione, dovute alla presenza di batteri termofili. La vicinanza a questa meraviglia naturale ci affascina e non resistiamo alla tentazione di scattare qualche foto, magari con il vapore sullo sfondo. Il cielo limpido e le montagne in lontananza fanno da cornice a un paesaggio quasi irreale. Lungo la passerella, ci muoviamo tra i vapori, ci fermiamo ad ammirare la pozza, alcuni di noi scattano immagini, altri semplicemente si lasciano catturare dalla bellezza del luogo. L’acqua poco profonda che cir...

• Bella foto o bel posto? •

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  Mongolia luglio 2024 Continuando a raccontare il mio ultimo viaggio, immortalo una vista del lago Hoton, situato alle coordinate 48.62891, 88.36065, per la curiosità di chi legge. La scena si presenta promettente, con tutti gli elementi per una foto di impatto: un paesaggio alpino incantevole con un'acqua perfettamente liscia che riflette il cielo e le montagne circostanti. Cerco di massimizzare la simmetria dell'immagine, sia verticalmente che orizzontalmente, bilanciando le linee morbide e curve nella parte inferiore con le forme angolose della parte superiore. Nonostante la bellezza del luogo, la foto non mi soddisfa completamente. Mancano elementi umani o tracce di presenza umana, che avrebbero potuto aggiungere profondità emotiva e un legame personale all'immagine. Inoltre, l'assenza di un elemento informativo specifico fa sì che l'immagine potrebbe essere scambiata per innumerevoli altri luoghi simili nel mondo, privandola così di quel carattere distintivo c...

• Viaggio in Mongolia in una foto •

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  Mongolia, luglio 2024 Eccoci qui, nel cuore dei Monti Altai. Il nostro fidato compagno di viaggio, il pulmino UAZ di origine sovietica, ci ha portati ancora una volta attraverso questi paesaggi montuosi e remoti, resistendo a terreni che sembrano impossibili da attraversare. Carico fino all’orlo, è la nostra casa mobile, piena dei nostri bagagli, delle scorte di cibo e, soprattutto, dell’acqua necessaria per affrontare i prossimi sei giorni. Ogni volta ci rendiamo conto di quanto l’acqua sia preziosa in queste terre selvagge e lontane da ogni fonte. A destra vediamo la yurta dove abbiamo passato la notte, un rifugio semplice e caldo che ci ha accolti, dandoci un assaggio dello stile di vita nomade. A sinistra, il ripiano rialzato, una struttura rudimentale ma efficace, dove i pastori locali fanno riposare e asciugare il formaggio, una delle loro risorse per affrontare l’inverno, frutto del loro lavoro e del loro rapporto con la natura. Nel mezzo, il nostro autista, stanco ma sodd...

• La capra sopra... la moto •

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  Mongolia, luglio 2024 Durante il mio soggiorno in Mongolia, ho avuto l'opportunità unica di trascorrere una giornata insieme a una famiglia di nomadi, condividendo il loro spazio nelle tradizionali yurte. Un giorno, mentre esploravo l'accampamento, mi sono imbattuto in una scena che non potevo non immortalare: una capra, spinta forse dalla curiosità o dal desiderio di giocare, era salita su una motocicletta. Questa motocicletta, visibilmente adattata per resistere alle condizioni di vita all'aperto e personalizzata con vivaci tessuti colorati, era diventata parte integrante del paesaggio quotidiano dei nomadi. Per catturare al meglio questa interazione insolita, ho scelto di inquadrare la foto in un formato quadrato. Questa decisione non solo ha bilanciato visivamente i soggetti principali, la capra e la motocicletta, ma ha anche accentuato l'armonia e la proporzione dell'immagine, permettendomi di focalizzare l'attenzione sui dettagli e sul contesto più ampio...