• L'isola degli schiavi •
Marzo 2016, Isola di Goree, Dakar, Senegal
E' curioso che proprio pochi mesi dopo aver visitato uno dei principali porti di ingresso della tratta degli schiavi nel Sudamerica (Cartagena in Colombia) mi trovo in uno dei più importanti punti di partenza delle navi negrerie dal continente africano.
Si tratta di un'isoletta a mezz'ora di battello dalla capitale del Senegal e per molto tempo dalla fondazione nel 1400 è stata l'unica zona abitata dagli Europei che lasciavano ad alcune tribù locali il compito di rastrellare uomini nell'entroterra per farli diventati schiavi da esportazione.
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Non ci sono auto sull'isola e si gira tutta a piedi per stradine coperte dall'immancabile sabbia che troviamo in tutto il Senegal; impostazione e architetture coloniali proprio come avevo trovato nella città colombiana, solo un po' più povere e dimesse.
La gente è tranquilla e cordiale, saluta e chiede se siamo italiani o spagnoli.
I bambini che giocano a bocce con delle piccole biglie, il sorriso sdentato della venditrice di frutta, la signora che di sua iniziativa si offre di prenderti le bucce per buttarle nella sua spazzatura, l'ombra del grande baobab su un gruppo di ragazzini in un giorno senza scuola, il luogo di ritrovo organizzato da un uomo del posto in memoria della figlia morta pochi anni prima, le opere di pop art in stile africana di un misterioso artista locale.
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