• Raccoglitori di sale •




Marzo 2016, lac Rose, Senegal

Il lago Rosa vicino da Dakar è uno specchio d’acqua di tre chilometri quadrati circa vicino al mare e caratterizzato da una fortissima salinità di poco inferiore a quella del mar Morto: l’acqua dell’oceano entra durante l’alta marea e rimane intrappolata subendo una forte evaporazione.   La profondità dell’acqua è solo di 1,5 metri sopra uno strato altrettanto alto di sale.

Il colore è dovuto a una particolare alga che riesce a vivere in questo ambiente ostile e dà questa particolare tonalità. In effetti quando ci sono stato era solo una vaga sfumatura rossiccia, mentre il bagno è stato proprio come ce lo si aspetta in questi luoghi ovvero un'immersione a braccia alzate.








Tornando al sale, la particolarità è che si tratta sostanzialmente di una salina naturale, utilizzata quindi da moltissimo tempo per estrarre il prezioso elemento da vendere all'interno del paese.



Essendo il costo del lavoro molto basso, non viene utilizzata alcuna macchina o strumento particolare: decine di uomini si immergono ogni giorno per diverse ore con degli specie di trampoli ai piedi ed estraggono con pale e badili tutto l’oro bianco che possono.   Si può intuire che non è molto salubre stare così lungo a contatto con una miscela del genere, quindi questi raccoglitori si cospargono il corpo di burro di Karité estratto da una pianta diffusa nella savana anche se spesso non sufficiente per proteggere la pelle dall'aggressività del sale.

Passiamo in questa zona verso le 8.00 del mattino, il sole non è ancora alto e crea un’atmosfera irreale con diverse tonalità di bianco e grigio tra sabbia, sale e foschia.     








Siamo arrivati lì in gruppo, siamo scesi dal camion attrezzato con i sedili per passeggeri e ci siamo guardati intorno scattando foto e curiosando tra le barche.  A volte mi chiedo cosa pensano queste persone di noi; loro che faticosamente portano a termine un lavoro malsano e noi belli freschi e tranquilli a guardarli come se fosse un documentario dal vivo.   Cosa c'è nei loro pensieri?  Fastidio? Invidia?  Disprezzo?  Semplice lontananza?   Da un certo punto di vista non mi sembra giusto venire lì e catturare le loro immagini da riportare su un sito come questo senza chiedergli il permesso; l'avessi fatto in Italia, non potrei permettermi una cosa del genere.    Per uno scrupolo di coscienza cerco comunque di fare le foto un po' di nascosto dissimulando il gesto con altri movimenti e sguardi, ma il mio imbarazzo rimane.   Tutto sommato quasi preferirei giocare a carte scoperte: a noi interessa vedere e capire il loro modo di vivere e lavorare, loro si mettono in mostra e si facciano pagare un biglietto, poca cosa, un euro, ma così forse le cose sono più trasparenti.






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