• Ngjyrat dhe të bardhë •
Argirocastro, Albania, luglio 2016
La lingua albanese è uno degli idiomi europei più particolari e incomprensibili, pari probabilmente al finnico e all'ungherese. Frutto anche di un isolamento secolare che l'ha resa diversa da tutte quelle degli stati confinanti, solo negli anni '50 ha visto pubblicare il primo vero dizionario e successivamente una grammatica completa.
Anche due parole così semplici come "colore" e "bianco", elementi alla base della mia fotografia, si traducono e pronunciano un maniera in maniera incomprensibile per un italiano.
Qui siamo ad Argirocastro, anzi Gjirokastra, nella parte meridionale del pese, lungo la strada che porta in Grecia, infatti qui è molto diffusa la lingua ellenica e la valle è stato teatro degli scontri bellici durante la campagna italiana di Grecia
Siamo a "Shtëpia e Zekatëve", una casa fortificata che domina sul panorama circostante, ora adattata a museo privato e mantenuto da una famiglia che vive a fianco e riceve i visitatori offrendo anche un approssimativo servizio di ristoro.
Non sono frequenti le vetrate colorate da queste parti, infatti qui sono piuttosto artigianali, essendo i colori soprattutto presenti nei tessuti e nelle decorazioni sulle pareti.
Un contrasto geometrico, di forme di colori.
La foto divisa nettamente in due con due sfondi completamente diversi.
Sopra i riquadri dai bordi molto pesanti, sotto le morbide curve delle tende.
Sopra i colori i tre colori primari, sotto un bianco intenso con gradazioni di intensità.
Amo questa foto, c'è tutto il mio spirito di osservazione e la mia attenzione per il lato cromatica del mondo che ci sta attorno
