• Rorschach in una corteccia •


Parco del Ticino, febbraio 2018

Le macchie di Rorschach sono strumenti affascinanti. Dovrebbero servire a decifrare l'inconscio, a far emergere emozioni nascoste facendo leva su memorie recondite che, quasi per magia, affiorano quando cerchiamo di dare un senso a forme apparentemente casuali.

Parallelamente, sono convinto che una delle doti essenziali di un buon fotografo sia la capacità di guardarsi continuamente attorno. Non parlo solo di cercare nuovi orizzonti, ma di osservare con occhi nuovi i posti che crediamo di conoscere a memoria. Spesso tendiamo a guardare avanti, fissi verso la meta, dimenticando di prestare attenzione a ciò che sta dietro, ai fianchi, in alto o in basso.

Proprio l'altro giorno passeggio lungo un sentiero vicino al Ticino. È una strada che ho percorso migliaia di volte, la conosco come le mie tasche, tanto da non aspettarmi più alcuna sorpresa fotografica. Eppure, improvvisamente, qualcosa alla mia sinistra cattura la coda del mio occhio.

È una grossa sezione di corteccia, staccatasi violentemente da un albero. La parte del tronco rimasta nuda brilla di un bianco che contrasta con il bosco, rivelando la "carne" viva della pianta lì dove prima c'era la corazza vegetale. Per istinto mi avvicino. Quello che trovo è un'esplosione di forme e disegni che non avrei mai immaginato. È incredibile quanta vita, quanto movimento e quante storie si celino sotto la scorza di un albero, invisibili al mondo se non in casi eccezionali come questo.

Inizio a scattare. Cerco di isolare i dettagli, di riprodurre immagini astratte. Mentre inquadro, la mia mente corre ai quadri informali di Alberto Burri: quelle superfici così materiche, aggressive, destabilizzanti. Ma se quelle sono opere create dalla mano e dal pensiero dell'uomo, qui mi trovo davanti a un'arte involontaria, grezza e potente.

È solo quando torno a casa, però, che avviene la vera magia. Mi siedo al computer per selezionare e perfezionare gli scatti e scorgo qualcosa in più. Succede come con gli stereogrammi: all'inizio sembra solo caos, ma se usi il pensiero laterale, l'immagine si rivela.

Osservando una delle foto, la trama del legno si trasforma in una scena dell'Inferno di Dante. Vedo chiaramente un dannato, con il volto e gli arti stravolti dal dolore, che cerca disperatamente di sfuggire a lingue di fuoco che lo trascinano verso il basso. Mi fermo a riflettere: tutto ciò è stato generato in maniera assolutamente naturale. Nessun disegno, nessun progetto. Solo la vita segreta di un albero.

Lascio a voi queste immagini. Ognuno di noi, come in un test di Rorschach, può vederci cose diverse. Lasciate andare la fantasia: voi cosa vedete in queste forme?









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